Come cambierà la nostra vita la nuova legge UE sui rifiuti

21 Agosto 2018

La legge UE sui rifiuti ha l’obiettivo di modificare molte delle nostre abitudini (sbagliate) nella gestione dei rifiuti

Con la nuova legislazione UE sui rifiuti, Bruxelles ha posto alcuni punti fermi che hanno dato il via ad un processo di cambiamento importante.

La legislazione ha definito tre obiettivi finali: la dismissione delle discariche, una elevata efficienza nell’attività di riciclo e nuove regole per l’agricoltura biologica. Che cosa cambierà quindi nella nostra vita quotidiana?

Nel 2035 non più del 10% dei rifiuti urbani dovranno essere conferiti in discarica nei Paesi dell’Unione Europea. Di questi, entro il 2025 il 55% dovrà essere riciclato: nel 2035 la percentuale dovrà salire fino al 65%. Entro il 2022 dovremo imparare a riciclare i rifiuti domestici pericolosi, come le vernici, mentre entro il 2023 dovremo riciclare i rifiuti organici. Infine sarà la volta dei tessuti, entro il 2025.

Inoltre entro il 2024 ogni famiglia dovrà raccogliere il biodegradabile separamente dal resto dei rifiuti o dotarsi di strumenti per il compostaggio. Sono stati inoltre introdotti incentivi economici da parte delle regioni, che andranno a premiare i cittadini più attenti. I Comuni che non potranno rispettare le percentuali stabilite dalla normativa, dovranno corrispondere un’addizionale del 20%, definita ecotassa, che aumenta o diminuisce a seconda del raggiungimento di determinate percentuali.

Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, le nuove norme partiranno dal 2021 e prevedono ogni anno controlli antifrode distribuiti lungo tutta la filiera biologica, con ispezioni ogni due anni per chi risulta conforme. Le piccole aziende potranno poi unirsi e ottenere una certificazione biologica di gruppo, diminuendo i costi.

Anche per quanto riguarda gli imballaggi cambiano gli obiettivi: entro il 2030 gli imballaggi di plastica dovranno essere riciclati per almeno il 55%, quelli in vetro per il 75%, quelli in carta e cartone per l’85%, quelli in alluminio per il 60%, quelli in metallo ferroso e in legno rispettivamente per l’80% e il 30%.

Con la nuova riforma, viene rafforzata la responsabilità estesa del produttore, che dovrà assicurare il rispetto del riciclo, la copertura dei costi di gestione della raccolta differenziata, le operazioni di trattamento, le informazioni e la comunicazione dei dati. Per quanto riguarda gli imballaggi, la copertura dei costi si avvicinerà all’80% dal 2025.

Vedremo nei prossimi anni proliferare i sistemi di cauzione-deposito dove potremo portare e riciclare le bottiglie di plastica monouso: gli Stati membri dell’Ue dovranno infatti raccoglierne almeno il 90%. Accanto, entra in vigore il divieto di vendita di stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini in plastica. Vedremo sempre più bevande in plastica con tappi e coperchi che rimangono attaccati al contenitore. E se siamo abituati ad avere grandi etichette informative sui pacchetti di sigarette, dovremo abituarci a vederle anche su assorbenti igienici e salviette umidificate, dove un’etichetta standardizzata dovrà indicare l’impatto negativo che hanno sull’ambiente.

“Se vogliamo invertire la rotta è fondamentale eliminare al più presto tutti quegli oggetti per i quali sono già disponibili alternative sostenibili. La proposta della Commissione Ue è un buon passo avanti ma è necessario avere più coraggio e ambizione: chiediamo ai membri del Parlamento Europeo di definire obiettivi precisi sulla riduzione della produzione e immissione sul mercato di imballaggi monouso. La proposta, altrimenti, è inefficace e non sufficiente per affrontare il grave inquinamento da plastica dei nostri mari” ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Anche Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha commentato le nuove proposte della Commissione Europea: “Su questo tema l’Italia può vantare una indiscussa leadership normativa, essendo stata la prima a mettere al bando gli shopper di plastica, i cotton fioc non biodegradabili e le microplastiche nei cosmetici. È importante ora che tutta Europa faccia fronte comune, promuovendo le misure previste anche a tutti gli altri Paesi del Mediterraneo. Chiediamo al Parlamento europeo e ai ministri dell’UE, che nei prossimi mesi discuteranno di queste norme, di mettere in atto obiettivi ancora più stringenti, prevedendo una revisione intermedia non dopo sei ma tre anni dall’entrata in vigore in modo da garantire una sua applicazione più efficace”.

Per Legambiente è importante che la direttiva europea preveda anche norme stringenti sull’uso delle bottiglie in plastica. La normativa dovrebbe infatti spingere all’uso delle acque del rubinetto più controllate, sane e meno inquinanti di quelle in bottiglia. Dovremo insomma fidarci e imparare a consumare l’acqua dal rubinetto. Secondo l’ultimo rapporto Beach Litter di Legambiente, sul 95% delle spiagge italiane monitorate, il 31% dei rifiuti censiti è stato prodotto per essere gettato subito dopo il suo utilizzo.

All’interno dell’ECESP, il Gruppo di Coordinamento della Piattaforma Europea per l’economia circolare, l’Italia è rappresentata da Enea, che ha presentato il primo giugno il network italiano per la gestione dei rifiuti.

[fonte: quifinanza.it]