Neanche Covid-19 frena l’inciviltà dell’abbandono rifiuti: mascherine e guanti usati ovunque

21 Aprile 2020

Legambiente Toscana: «Molti cittadini si stanno lasciando andare ancora a comportamenti assolutamente incivili e inaccettabili, pericolosi per il prossimo».

È una speranza diffusa che, una volta liberatasi dall’incubo della pandemia, la nostra società riesca riscoprirsi migliore. Al momento però i segnali che arrivano dalla cronaca sono più che contraddittori, come testimoniano tra l’altro i continui rinvenimenti di mascherine – ormai rese obbligatorie in Toscana,e dunque soggetto a sicuro incremento – e guanti usati e poi abbandonati a terra.

«In questi drammatici giorni di pandemia – notano al proposito da Legambiente Toscana – chiunque sia uscito di casa per farmaci o cibo avrà fatto l’esperienza d’imbattersi in rifiuti molto “speciali”. Marciapiedi, giardini, scalinate, cortili, sono infatti costellati di guanti e mascherine usati, che poi magari alla prima pioggia, attraverso il reticolo idrografico minore, finiscono con l’alimentare l’enorme problema dell’inquinamento marino. Plasmix, lattice, poliestere, polipropilene: una caterva di materiali “sporchi” che finiranno col deturpare in modo per lo più irreversibile l’ecosistema».

Il parallelo con l’inquinamento marino da plastica è tristemente azzeccato, anche perché entrambi i fenomeni – oltre ad essere convergenti – dipendono in larga parte da un problema di fondo: l’inciviltà di chi getta i rifiuti dove non dovrebbe.

«Siamo sorpresi e amareggiati dal constatare che, mentre tutti stiamo cercando di fronteggiare con serietà la più grave crisi sanitaria della nostra storia rispettando rigidamente le regole di distanziamento sociale, sullo smaltimento di guanti e mascherine molti cittadini si stanno lasciando andare ancora a comportamenti assolutamente incivili e inaccettabili – dichiara Fausto Ferruzza, rresidente di Legambiente Toscana – non solo gettare per terra questi presidi sanitari è infatti scorretto e indecente, ma, in caso di contaminazione indiretta, persino pericoloso per il prossimo. A fine uso, raccomandiamo pertanto di sigillare accuratamente in sacchetti dedicati questi accessori che ci stanno diventando così familiari, per poi smaltirli correttamente nell’indifferenziato».

Ovvero seguendo l’iter ormai predisposto sia a livello nazionale sia toscano per (tutti) i rifiuti prodotti dai soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria: in questa fase vanno nell’indifferenziato, per poi essere prioritariamente avviati a incenerimento o in discarica, senza trattamenti preliminari, per minimizzare le possibilità di contagio da materiali infetti.

A maggior ragione in questa fase di emergenza, comportamenti incivili da parte della cittadinanza mettono a rischio non solo la salute dell’ambiente ma anche quella umana, a partire dai lavoratori dei servizi pubblici locali che continuano ad essere in prima linea nonostante le numerose difficoltà che sta vivendo l’economia circolare.

«Per rendere sicuro e resiliente il sistema di gestione dei rifiuti – osserva in proposito Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana – occorre superare molti dei mantra ideologici di questi anni. Bene riciclare, ma occorrono paracaduti efficaci, proprio perché il riciclo è una attività di mercato che può avere delle oscillazioni. Ci vogliono politiche industriali per aumentare il tasso di riciclo nei prodotti e forse anche misure di garanzia nazionale nel caso che il mercato esterno si contragga (per il virus o per normali dinamiche economiche). Occorre flessibilità sugli stoccaggi. Occorre una maggiore potenzialità degli impianti di termovalorizzazione (almeno il 30/35% contro l’attuale 18%) per far fronte alle emergenze. Occorre una politica più semplice sulle discariche. Insomma occorre una riserva strategica di impianti, pronta in caso di emergenza, e politiche di regolazione dei mercati del riciclo più efficaci. Insomma il riciclo non può essere un dovere morale o ideologico, ma il risultato di politiche di mercato e di regolazione pubblica. Anche gli obiettivi di riciclo devono tener conto di questo aspetto, e la pianificazione di impianti non può basarsi sulla illusione che tutti i rifiuti evaporino nel mercato dell’economia circolare mondiale».

[fonte: greenreport]