Raccolta differenziata. L’indagine dell’Istat mette a nudo comportamenti, soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città

24 Luglio 2018

Con l’indagine “Aspetti della vita quotidiana” l’Istat fotografa e monitora i comportamenti, la soddisfazione dei cittadini e le politiche nelle città anche sul fronte della gestione rifiuti, con l’obiettivo di produrre informazioni su individui e famiglie così da determinare la base informativa del quadro sociale del Paese.

 

Nel 2016, la quantità raccolta di rifiuti urbani è di 496,7 kg per abitante (+2,2% rispetto al 2015); la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti è del 52,5% (+5 punti percentuali sull’anno precedente).

I livelli più alti di produzione di rifiuti urbani si rilevano in Emilia-Romagna (653,0 kg per abitante) e Toscana (616,2). Il Molise (387,0) e la Basilicata (353,0), invece, sono le regioni in cui se ne producono di meno.

La frequenza della raccolta differenziata dei rifiuti urbani varia sul territorio: livelli molto elevati si registrano nella Provincia autonoma di Trento (74,3%), in Veneto (72,9%), Lombardia (68,1%), Friuli-Venezia Giulia (67,1%) e nella provincia autonoma di Bolzano (66,4%). In queste stesse zone la quantità pro capite di rifiuti urbani è al di sotto della media.

Nel 2017 si stima che l’85,0% delle famiglie effettui con regolarità la raccolta differenziata della plastica (39,7% nel 1998), il 74,6% dell’alluminio (27,8%), l’84,8% della carta (46,9%) e l’84,1% del vetro (52,6%).

Le famiglie residenti nel Nord differenziano maggiormente i rifiuti rispetto alle altre zone del Paese. Il primato spetta alle famiglie del Nord-ovest: vetro 91,8%; contenitori in alluminio 81,0%, quelli in plastica 91,1% e la carta 91,4%.

Sempre nel 2017, il 69,9% delle famiglie ritiene di sostenere un costo elevato per la raccolta dei rifiuti, il 25,6% lo giudica adeguato. Si stima che le famiglie residenti nelle Isole siano le più insoddisfatte: giudicano elevato il costo nell’83,4% dei casi, quota che scende al 61,1% nelle regioni del Nord-est.

Sul servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti si definisce molto soddisfatto il 26,3% delle famiglie italiane (il 35,2% nel Nord-ovest e il 31,9% nel Nord-est). Al di sotto della media nazionale le altre ripartizioni geografiche: 17,6% al Sud, 19,9% al Centro e 20,6% nelle Isole.

 Per le famiglie elevati i costi dei servizi di raccolta dei rifiuti

Il 69,9% delle famiglie ritiene elevato il costo per la raccolta dei rifiuti, il 25,6% lo definisce adeguato, solo lo 0,7% basso.

A livello di ripartizioni le famiglie residenti nelle Isole sono le più insoddisfatte (l’83,4% lo giudica elevato) quelle del Nord-est le meno critiche (61,1%). Considerando la dimensione demografica, nei piccoli comuni, al di sotto dei 2.000 abitanti, le famiglie percepiscono adeguato il costo del servizio di raccolta nel 36,3% dei casi, mentre la stessa percentuale subisce una diminuzione di circa 15 punti percentuali, rispetto ai centri di grandi dimensioni. In Sicilia l’87,1% delle famiglie giudica elevato il costo della raccolta dei rifiuti, mentre è definito adeguato dal 57,1% delle famiglie di Bolzano, seguite da Trento (43,6%), Lombardia (39,4%) e Veneto (39,1%). Il Molise è la regione del Sud con la percentuale più alta di famiglie che definiscono adeguato il costo del servizio di raccolta rifiuti (27,6%); tale percentuale scende al 7,6% in Sicilia (valore ben al di sotto della media nazionale pari al 25,6%). Nel 2017 il 62% delle famiglie dichiara di essere servita dal servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta. A queste famiglie è stato chiesto il loro livello di soddisfazione: si definiscono molto soddisfatte il 26,3% delle famiglie (il 35,2% di quelle residenti nel Nord-ovest e il 31,9% di quelle nel Nord-est) (Figura 4). Al di sotto della media nazionale le altre ripartizioni geografiche: 17,6% delle famiglie nel Sud, 19,9% nel Centro e il 20,6% delle Isole. Le famiglie poco o per niente soddisfatte del servizio porta a porta sono l’11,6% (il 17,3% di quelle residenti nelle Isole e il 14,3% di quelle residenti al Sud). Non sono soddisfatte il 15% delle famiglie del Centro e il 7,8 e il 9,1% di quelle residenti nel Nord-est e nel Nord-ovest.

I motivi che rendono insoddisfatte le famiglie del servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta sono prevalentemente i problemi legati agli orari di raccolta (94,3% delle famiglie che si dichiarano poco o per niente soddisfatte) e sulla convinzione che non sia utile raccogliere i rifiuti in modo differenziato (89,6% delle famiglie insoddisfatte). Pesano anche altri aspetti organizzativi: il 59,3% delle famiglie insoddisfatte lamenta problemi legati alla frequenza del ritiro dei rifiuti, il 39,5% agli odori causati dall’umido non raccolto quotidianamente e il 31,5% indica difficoltà con i contenitori o sacchetti per la raccolta. Scettiche sul reale riciclo dei rifiuti si dichiarano circa un terzo delle famiglie insoddisfatte del servizio.

La dimensione comunale incide sulle tipologie di problemi percepiti dalle famiglie insoddisfatte dal servizio di raccolta porta a porta. Gli orari di raccolta sono sentiti come problema soprattutto dai residenti nei comuni centro dell’area metropolitana e con più di 50.000 abitanti (oltre il 96% delle famiglie insoddisfatte), mentre nei comuni con meno di 2.000 abitanti questo aspetto è indicato da una quota minore di famiglie (86,5% dei casi). Le famiglie residenti nelle Isole insoddisfatte del servizio lamentano maggiormente l’inadeguatezza delle informazioni e dell’assistenza agli utenti (29,2% rispetto al 17,5% della media nazionale) e i problemi legati ai sacchetti o contenitori per la raccolta (41,7% contro il 31,5%).

Tra le famiglie insoddisfatte della raccolta porta a porta, sono scettiche rispetto all’utilità della raccolta differenziata il 91,3% di quelle residenti nelle regioni del Centro (rispetto all’89,6% della media nazionale). Riguardo al reale recupero dei rifiuti differenziati, le famiglie residenti nel Sud manifestano una più alta insoddisfazione (38,9% rispetto al 32,2% della media nazionale).

Maggiori informazioni per incentivare le famiglie a differenziare di più i rifiuti

Con riferimento al 2017 è possibile fornire un quadro sulle opinioni delle famiglie italiane in merito alle azioni e alle politiche che aumenterebbero il tasso di partecipazione alla raccolta differenziata dei rifiuti. Per migliorare, in termini quantitativi e qualitativi, la partecipazione alla raccolta differenziata il 93,4% delle famiglie vorrebbe maggiori informazioni su come separare i rifiuti; il 93,3% centri di riciclo e compostaggio più numerosi e efficienti; l’83,3% detrazioni e/o agevolazioni fiscali o tariffarie, già esistenti in alcune aree del Paese.

Al Sud e nelle Isole, che in alcuni casi mostrano ancora un ritardo nella diffusione della raccolta differenziata (sia porta a porta sia tramite cassonetti o stazioni ecologiche), si osservano quote maggiori di famiglie che esprimono l’esigenza del servizio porta a porta, di disponibilità di contenitori vicino alle abitazioni, di avere maggiori garanzie di riciclo dei rifiuti. Inoltre, si osserva anche una quota più elevata, rispetto alle altre ripartizioni, di famiglie che pensano che detrazioni o agevolazioni fiscali e tariffarie aumenterebbero la partecipazione alla raccolta differenziata.

 Le politiche adottate dai comuni capoluogo di provincia o di città metropolitana

Le amministrazioni comunali, tendono sempre più ad investire nelle politiche di prevenzione, riduzione e riciclo dei rifiuti urbani e nelle iniziative per favorirne il corretto conferimento. Nel 2016, le politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti urbani più diffuse riguardano l’attuazione di buone pratiche in uffici, scuole e nidi comunali , adottate dal 60% dei comuni capoluogo, con maggiore prevalenza in quelli del Nord (77%), ad eccezione di Genova tra i comuni centro dell’area metropolitana. Nel Centro sono adottate dal 64% dei capoluoghi (compresi Roma e Firenze), mentre nel Mezzogiorno soltanto dal 41% (tra i comuni centro dell’area metropolitana Napoli e Bari). Particolarmente diffuse sono anche le campagne di sensibilizzazione in tema di prevenzione, svolte nel 56% delle amministrazioni comunali, quasi uniformemente in tutto il territorio, tranne a Firenze. Nel 53% dei casi si realizzano iniziative per promuovere l’approvvigionamento di acqua potabile di qualità in spazi pubblici, particolarmente presenti nelle città del Centro (81%) e in quelle del Nord (66%), tra cui Torino e Venezia, oltre a Padova e Trieste tra i comuni con più di 200 mila abitanti, meno diffuse in quelle del Mezzogiorno (26%), tra cui nessun comune centro dell’area metropolitana. Abbastanza rilevante anche la pratica dei mercatini dell’usato, punti di scambio e centri per il riuso, diffusa nel 41% dei comuni capoluogo, soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord, presenti in oltre il 50% dei casi (Torino, Genova, e Bologna e inoltre Verona tra i capoluoghi con oltre 200 mila abitanti), nel Mezzogiorno risultano presenti nel 24% dei comuni, tra cui Bari e Catania (Taranto tra quelli con più 200 mila abitanti).

Un’altra iniziativa riguarda l’uso di stoviglie biodegradabili o lavabili in sagre e manifestazioni temporanee, avviato da poco più del 51% dei capoluoghi del Nord, tra cui i comuni centro dell’area metropolitana Torino e Genova (Verona, Padova e Trieste tra quelli con oltre 200 mila abitanti), da circa il 27% di quelli del Centro (tra cui Firenze) e da quasi il 9% di quelli del Mezzogiorno, tra cui Napoli. Poco più del 24% dei capoluoghi applica sconti sulla tariffa dei rifiuti alle utenze non domestiche che attuano politiche di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti urbani: al Nord li prevede il 38% dei comuni (compresi Torino, e i comuni di Verona e Trieste, con più di 200 mila abitanti), nel Mezzogiorno poco più del 15% delle amministrazioni (Napoli, Bari e Palermo tra i comuni centro dell’area metropolitana). Poco meno del 21% delle amministrazioni attiva accordi con la grande distribuzione, allo scopo di ridurre gli scarti alimentari, gli imballaggi e l’utilizzo della carta, al Nord li sottoscrive il 34% delle città, tra cui Milano e Bologna, mentre sono scarsamente presenti al Centro e nel Mezzogiorno (fa eccezione Firenze). Risulta ancora scarsa ovunque la presenza di centri di riparazione o preparazione al riutilizzo, presenti soltanto in 18 comuni capoluogo (tra cui Torino e Genova). Considerando il numero totale di politiche di prevenzione e riduzione adottate da ciascun comune, tra le 9 rilevate, si evidenziano per le migliori performance Parma, Ferrara e Rimini, con 8 politiche attuate, seguite da Torino, Cremona, Trento, Modena e Rieti (7). Altri 20 capoluoghi ne attuano almeno la metà (5 o 6 ) mentre 16 neanche una politica. 14 In tema di riciclo, una attività largamente attuata dai comuni capoluogo, riguarda il compostaggio domestico, una misura intesa a incrementare il coinvolgimento diretto e la responsabilizzazione degli utenti e la crescita della coscienza ambientale. Si tratta dell’applicazione di agevolazioni alle utenze che effettuano il compostaggio domestico, adottate da circa il 73% delle amministrazioni, con particolare rilevanza al Nord con oltre l’80% dei casi (ad eccezione di Torino e Milano, tutti i comuni centro dell’area metropolitana, e anche quelli con oltre 200 mila abitanti), ma con una consistente diffusione anche al Centro e nel Mezzogiorno, dove le applicano rispettivamente più del 77 e del 63% delle amministrazioni comunali (tra cui Firenze, Roma, Napoli, Bari, e Palermo oltre a Messina, tra i comuni con oltre 200 mila abitanti). L’incentivo più frequentemente adottato, dai comuni che prevedono questo tipo di agevolazioni, è la riduzione della tariffa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani, lo applica oltre l’84% delle amministrazioni, la distribuzione gratuita della compostiera si ha nel 56% dei casi e, infine quasi il 17% dei capoluoghi offre corsi di compostaggio.

[fonte: ecodallecitta.it]