Rifiuti, da Ama un bagno di realtà: “Serve un impianto per l’indifferenziata”

16 Luglio 2019

Il consigliere del cda Ama Massimo Ranieri illustra lo scheletro di quello che sarà il prossimo piano industriale. “Sono per il porta a porta spinto, ma serve comunque impiantistica adeguata”.

Anche se arrivassimo al 70% di raccolta differenziata resta comunque un 30% di indifferenziato da gestire, e per questo servono impianti di smaltimento. Quello di Massimo Ranieri, membro del nuovo Consiglio di amministrazione di Ama, è un bagno di realtà. Convocato in commissione Ambiente, dà uno scheletro del prossimo piano industriale che la municipalizzata sottoporrà al socio unico, Roma Capitale. 

Non dice in maniera esplicita che a Roma serve una discarica, o un termovalorizzatore, per chiudere il ciclo rifiuti, ma lo lascia certamente intendere. Se anche si riuscisse a portare la percentuale di indifferenziato entro il 2021, come promesso dall’amministrazione M5s, al 70%, smaltire la rimanente frazione di secco in loco richiede necessariamente un’impiantistica adeguata. E le due tipologie di impiantistica adeguata per chiudere il ciclo sono, appunto, discariche e/o inceneritori. Da fare dove? 

“Roma ha vincoli di ogni genere, bisognerà trovare siti idonei spiega ancora Ranieri a margine della Commissione – noi proporremo la tipologia di impianto alla Regione che troverà i luoghi sulla base di criteri localizzativi preferenziali, penalizzanti o escludenti. Sicuramente il nostro sarà un piano industriale molto realistico, con obiettivi basati sui numeri, non sulle chiacchiere, alle percentuali di differenziata e indifferenziata raggiunte corrisponderà la tipologia di impianto necessaria per trattarli. Diremo semplicemente ‘servono questi impianti da qui al 2025″

Un calcolo logico, quasi scientifico, in netto contrasto con il “mai discariche a Roma” sempre ribadito con fermezza dai Cinque Stelle, vedi le ultime proteste contro il progetto di una cava sull’area di Pian dell’Olmo. O ancora con il Piano per la riduzione e la gestione dei materiali post consumo licenziato dal Campidoglio nel 2017: un libro dei sogni che da solo risulta oggi più che mai impraticabile. Il consigliere di Ama lo afferma chiaramente, e lo fa da tecnico della materia: “Potrei dire che gli impianti di smaltimento non servono, se fossimo sopra l’80% di differenziata”.

Certo, grossa parte del piano riguarderà l’infrastrutturazione del territorio per incrementarla, la differenziata. Ad oggi, lo ricordiamo, al 46%. “Io sono per il porta a porta spinto, per il recupero di materia, per fare questo serve una rete di impianti leggeri, di centri di raccolta e smistamento dei materiali, isole ecologiche, dobbiamo mettere nelle condizioni il cittadino di poter differenziare al meglio”. Nel piano industriale ci saranno i due impianti di compostaggio previsti a Cesano e Casal Selce (al momento in Conferenza dei Servizi, con pareri negativi degli uffici tecnici del Campidoglio da superare), ma, dice ancora Ranieri, “non basteranno per trattare le 400mila tonnellate di organico prodotto in un anno”. E non basteranno certo quando la differenziata, è la speranza, aumenterà. 

Insomma, il ragionamento è tecnico e sembra non fare una piega: l’obiettivo è senza dubbio spingere al massimo sulla separazione del materiale, ma oggi Roma produce un 55% di indifferenziato. Per smaltirlo senza costosi trasferimenti fuori regione, o all’estero, e rendere la Capitale autonoma nella gestione del ciclo rifiuti serve un impianto di smaltimento. Tradotto, una discarica o un termovalorizzatore. Che servirebbe comunque, anche se quel 55 scendesse a 30. 
 
[fonte: romatoday.it]