Rifiuti elettronici, nel 2019 oltre 50 milioni di tonnellate: «Crescono tre volte più veloce della popolazione»

7 Luglio 2020

I dati del Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite: entro il 2030 saranno 74 milioni di tonnellate. La maggior parte dei rifiuti RAEE non viene riciclato.

Nel 2019 nel mondo è stata prodotta una quantità di rifiuti elettronici ed elettrici pari al peso di 350 navi da crociera. Tradotto in cifre 53,6 milioni di tonnellate (Mt) che, messi in fila, formerebbero una linea di 125 chilometri. È quanto emerge dal Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, rapporto sui Raee gettati nella spazzatura in tutto il globo della Global E-Waste Statistics Partnership. L’Asia è il continente con la quota più alta (24,9 milioni di tonnellate), mentre l’Europa detiene la maggiore quantità di scarti tecnologici pro capite (16,2 kg) con l’Italia sopra la media (17,2 kg a testa) e tra i maggiori produttori del Vecchio Continente. Tra i dati più preoccupanti del report, la bassa percentuale di Raee raccolti e riciclati secondo procedure regolamentate. Solo il 17,4% del totale viene avviato in percorsi dettati da politiche nazionali. Un limite che, oltre a ostacolare una corretta tutela dell’ambiente, impedisce il recupero e il riutilizzo di metalli come oro, argento e rame per un valore stimato attorno ai 57 miliardi di dollari.

Entro il 2030 saranno 74 milioni di tonnellate

Rispetto al precedente report del 2014, la produzione di Raae mondiale fa registrare un aumento di 9,2 milioni di tonnellate. Una crescita che va di pari passo con consumi di tecnologia sempre più elevati. Ma influenzato anche da cicli di vita sempre più brevi dei dispositivi, per effetto dell’obsolescenza programmata, e dalle scarse possibilità di riparazione degli strumenti guasti. Una combinazione di fattori che rende i Raee i rifiuti con il più alto tasso di crescita in assoluto. Le proiezioni effettuate stimano che entro il 2030 si arriverà a generarne oltre 74 milioni di tonnellate. La frazione maggiore di scarti elettronici registrati nel 2019 è costituita principalmente da apparecchiature di piccole dimensioni tra cui le videocamere (17,4 Mt), apparecchiature di grandi dimensioni come lavatrici e asciugatrici (13,1 Mt) e apparecchiature di scambio di temperatura, ad esempio frigoriferi e condizionatori (10,8 Mt). Sono quest’ultimi ad avere avuto il più alto tasso di crescita (+7%) rispetto al 2014. Crescono, anche se più timidamente, rispetto a cinque anni fa anche le apparecchiature IT e di telecomunicazione come gli smartphone (+2%).

L’82% dei rifiuti elettronici fuori dal riciclo regolamentato

La grande crescita prevista per i prossimi anni rende la gestione dei rifiuti elettronici un tema urgente da affrontare su più piani. Oltre l’82,6 per cento dei Raee mondiali, pari a 44.3 milioni di tonnellate, continua a sfuggire ai processi di raccolta e recupero documentati. E spesso seguono percorsi impropri finendo, in molti casi, nelle discariche dei Paesi del Terzo Mondo. Con un conseguente impatto sull’ambiente. Secondo il report, una corretta gestione di questi scarti aiuterebbe a mitigare il riscaldamento globale. Ad esempio, nel 2019 sono stati rilasciati nell’atmosfera circa 98 Mt di Co2 equivalenti da frigoriferi e condizionatori d’aria scartati, contribuendo all’incirca allo 0,3 per cento delle emissioni globali di gas serra. Ma un trattamento scorretto di questi rifiuti può causare anche seri problemi alla salute di chi li maneggia senza cautele per effetto di additivi tossici o sostanze pericolose come il mercurio contenute. Il report calcola che circa 50 tonnellate di mercurio, utilizzate in oggetti come monitor e sorgenti luminose fluorescenti e a risparmio energetico, viaggiano ogni anno con i flussi non documentati di rifiuti elettronici.

Una miniera di metalli preziosi

I rifiuti elettronici sono però anche una miniera di materiali preziosi, così come li definisce il Global E-waste Monitor, da rivalorizzare attraverso l’economia circolare. Nella maggioranza di questi scarti, infatti, è possibile recuperare metalli di grande valore come oro, argento, rame e ferro da utilizzare come materia prima seconda in nuovi cicli produttivi. All’attuale tasso mondiale di recupero e riciclo, vengono recuperati 4 milioni di tonnellate di materiale grezzo per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari. Se tutti i rifiuti globali venissero sottoposti a questo trattamento, la stima salirebbe a ben 57 miliardi di dollari, cifra superiore al Pil di molti Paesi. Ma la “pulizia” di questi rifiuti dai loro metalli preziosi porta benefici anche in termini di emissioni: evitando l’estrazione di materia prima vergine, il riciclo corretto di ferro, alluminio e rame contribuisce a risparmiare 15 Mt di Co2 equivalenti.

«I Raee crescono tre volte più veloce della popolazione»

Di fronte a un problema sempre più enorme, la risposta deve arrivare dall’adozione di politiche precise. Il report segnala che sono solo 78 i Paesi che si sono dotati di una legislazione adeguata in materia. Seppur in crescita rispetto ai 61 del 2014, il numero è ancora lontano dall’obbiettivo del 50 per cento dei Paesi con politiche definite fissato dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), ente membro della Global E-Waste Statistics Partnership con l’Università delle Nazioni Unite e l’International Solid Waste Association (Iswa). «Le quantità di rifiuti elettronici stanno aumentando tre volte più velocemente della popolazione mondiale e il 13 per cento più velocemente del Pil mondiale negli ultimi cinque anni – avverte Antonis Mavropoulos, presidente dell’Iswa -. Questo forte aumento crea notevoli pressioni ambientali e sanitarie e dimostra l’urgenza di combinare la quarta rivoluzione industriale con l’economia circolare». I fronti su cui lavorare sono soprattutto quelli dell’obsolescenza programmata e della progettazione delle tecnologie. «I risultati del Global E-waste Monitor di quest’anno – aggiunge David M. Malone, rettore dell’Università delle Nazioni Unite e Sottosegretario generale delle Nazioni Unite -, suggeriscono che l’umanità non sta implementando sufficientemente gli Obbiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Sono urgentemente necessari sforzi maggiori per garantire una produzione, un consumo e uno smaltimento globali più intelligenti e sostenibili delle apparecchiature elettriche ed elettroniche».

[fonte: corriere.it]