STUDIO BOCCONI PRESENTATO AL FORUM RIFIUTI DI LEGAMBIENTE: IN ITALIA SERVONO ALTRI 75 IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO E DIGESTIONE ANAEROBICA

20 Giugno 2014

Si è concluso ieri a Roma il primo Forum Rifiuti organizzato da Legambiente dal significativo titolo: “Dalle emergenze alle opportunità”. Nel corso dei due giorni di convegno si sono affrontati numerosi argomenti inerenti il ciclo dei rifiuti, con interventi di tecnici, politici, rappresentanti delle istituzioni, delle aziende della filiera e di associazioni ambientaliste.
In particolare nella seconda sessione del forum, svoltasi martedì 18 giugno, si è affrontato il tema del trattamento dei rifiuti organici, che rappresentano la quota più consistente della frazione merceologica degli RSU. In particolare è stato presentato uno studio ad hoc realizzato dalla prestigiosa SDA Bocconi School of Management che ha fornito un’analisi puntuale della situazione italiana e delle prospettive future.
Emerge che la raccolta differenziata di umido (FORSU) e scarto verde rappresenta oggi il primo settore di recupero di rifiuti urbani in Italia, con 4,8 milioni di tonnellate trattate nel 2012, pari al 40% dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, in 252 impianti di compostaggio e 27 impianti di digestione anaerobica. Ad oggi la raccolta dell’umido interessa circa 4.200 comuni italiani, con circa 34 milioni di abitanti coinvolti. Se la raccolta della frazione umida venisse estesa a tutti i comuni italiani, la quantità di materiale raccolto potrebbe quasi raddoppiare, passando a 8,6 milioni di tonnellate; ciò comporterebbe un aumento del numero di impianti di compostaggio e digestione anaerobica (ne servirebbero altri 75). A ciò vanno aggiunti i vantaggi ambientali (la raccolta di 8,6 milioni di tonnellate di organico comporterebbe complessivamente una riduzione delle emissioni annue di CO2 compresa tra 5,3 e 7,7 milioni di tonnellate), e i benefici economici e occupazionali che la filiera dell’organico determina (gli occupati del settore arriverebbero a 3600 addetti).
La filiera dell’organico racchiude, dunque, grandi potenzialità di sviluppo anche se ci sono ancora alcuni problemi da risolvere prima fra tutti l’uso dei sacchetti non compostabili per conferire i rifiuti organici. Gli imballaggi plastici, tra cui i sacchetti in polietilene illegali da qualche anno, rappresentano infatti il 60-70% del totale dei materiali non compostabili rinvenuti all’interno delle raccolte (Fonte Cic 2013). La media italiana di materiali non conformi presenti nella raccolta dell’umido è pari al 5,4% e le 215 mila tonnellate di “impurità” presenti nella frazione organica in ingresso in impianti di compostaggio e digestione hanno un costo annuo di smaltimento di circa 42 milioni di euro. Nel momento in cui tutta la frazione organica raccolta venisse trattata i costi salirebbero a 51 milioni di euro, che potrebbero essere evitati se venissero applicate le sanzioni previste dalla normativa che ha bandito i sacchetti non compostabili ormai da qualche anno.
Il dibattito che ne è seguito è stato coordinato da Francesco Ferrante, vice presidente del Kyoto club nonché esponente di spicco dei Verdi, che ha dichiarato “Le necessità impiantistiche sono una diretta conseguenza dell’aumento della raccolta differenziata, in questo senso, ognuno di noi quando assume a vario titolo incarichi pubblici e deve decidere se costruire o meno un impianto di trattamento e recupero della frazione organica, si deve ricordare cosa ci siamo detti oggi e non cedere alle pressioni del comitato di turno”.
Il Forum è stato trasmesso in diretta streaming su www.lanuovaecologia.it