Impianti di compostaggio, parla l’esperto: “Zero rischi per la salute dei cittadini”

24 Agosto 2015

Mentre impazzano le schermaglie tra la Regione Campania ed il Comune di Napoli sulla realizzazione dell’impianto di Scampia, NapoliToday ha interpellato il Dott. Roberto Cavallo, uno dei massimi esperti in Italia in materia

 

 

 

La realizzazione dell’impianto di compostaggio a Scampia, che produrrà biometano e compost di qualità, è uno degli argomenti più caldi delle ultime settimane. Dopo la presentazione del progetto da parte del Comune di Napoli e le prime opposizioni dell’VIII Municipalità cittadina, nella giornata di mercoledì il Consiglio Regionale della Campania ha approvato all’unanimità un ordine del giorno contro la realizzazione dell’impianto su quel territorio.

Per saperne di più sull’argomento, NapoliToday ha interpellato in esclusiva uno dei massimi esperti in materia che ci sono in Italia, il Dott. Roberto Cavallo, ex consulente dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Piemonte per la redazione del Piano Regionale per la Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani, già assessore all’Ambiente del Comune di Alba dal ’97 al ‘99, dal 2002 presidente di AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale), membro del Consiglio di Amministrazione di ACR+ (Association Cities and Regions for Recycling) e tra i fondatori della cooperativa E.R.I.C.A.

“Un impianto di compostaggio presenta rischi zero per la salute dei cittadini – esordisce Cavallo – . Parliamo di impianti che trattano umido, scarti di cucina e di giardino. Il processo di trasformazione, poi, avviene a temperature basse, fino ad un massimo di 70 gradi”.

Gli impianti di compostaggio possono presentare un unico inconveniente, ma solamente in un caso: “Fondamentale è la gestione ed organizzazione della raccolta differenziata e della fase di stoccaggio – spiega a NapoliToday il Dott. Cavallo – . Se ciò non viene fatto in maniera corretta, allora può palesarsi il rischio di cattivi odori. Realizzare una buona raccolta differenziata è di importanza primaria. Bisogna innanzitutto utilizzare sacchetti biodegradabili, compostabili, come quelli in carta o in mater-Bi ed evitare che materiali non compostabili finiscano tra gli scarti di cucina o del giardino. Grandissima attenzione, poi, va dedicata all’area di stoccaggio. Una buona gestione della sezione di stoccaggio, esclude il pericolo di cattivi odori. Gli impianti ben gestiti che ci sono in Italia, non hanno alcun tipo di problema da questo punto di vista. L’odore del compost, poi, è simile a quello che possiamo sentire in un bosco. Può piacere o meno, ma sicuramente si tratta di un odore per niente dannoso alla salute. Faccio un esempio per rendere ancora meglio l’idea: sul territorio dell’area metropolitana di Porto, in Portogallo, c’è un impianto di compostaggio a pochi metri da un frequentato ristorante. Se l’impianto producesse cattivi odori, di certo non si troverebbe lì”.

Cavallo lancia poi un’ulteriore idea da poter realizzare in città: “Il futuro, che è già il presente in molte grandi città europee come Stoccolma, Oslo, Goteborg, Nantes, Zurigo, Barcellona, sono dei micro-impianti di compostaggio di quartiere da un massimo di 100 tonnellate. Ogni condominio ha la sua piccola compostiera elettrica all’interno della quale i cittadini versano direttamente l’umido. Alcuni esempi di utilizzo di compostiere elettromeccaniche possiamo trovarli anche in Campania, nei comuni di Cuccaro Vetere e Casalvelino. Bisogna capire che il compostaggio non solo non è rischioso, ma rappresenta una bella opportunità di risparmio economico. I napoletani, poi, sono dei precursori in materia: basta leggere “Viaggio in Italia” di Goethe per scoprire come sul finire del 1700 venivano gestiti a Napoli gli scarti organici. Questa è una straordinaria terra, che va assolutamente salvaguardata”.

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