Rifiuti elettronici in crescita. Pesano quanto 11 piramidi

22 Settembre 2014

Se li caricassimo su camion da 40 tonnellate, formerebbero una fila lunga tre quarti dell’equatore. E’ la fotografia al 2017 dei computer, palmari, televisori, frigoriferi e lavatrici che buttiamo nel corso di un anno. La definizione tecnica di questi materiali è “raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche”, quella sostanziale è più difficile: per molti rappresentano un peso di cui liberarsi clandestinamente, spesso attraverso rotte che viaggiano da Nord a Sud seminando veleni; per altri costituiscono una risorsa preziosa perché recuperare i metalli preziosi e le terre rare contenuti nei beni gettati via può essere un buon affare.

Di sicuro questa nuova categoria di rifiuti costituisce una presenza sempre più ingombrante con cui bisogna fare i conti. I numeri sono contenuti in uno studio di Greenpeace (“Green gadget: designing the future”) che rilancia un’analisi tracciata l’anno scorso dalle Nazioni Unite nel rapporto Solving the E-Waste Problem (StEP). Già oggi ognuno degli oltre 7 miliardi di esseri umani che popolano il pianeta butta più di 7 chili di rifiuti elettrici ed elettronici all’anno. Nei prossimi anni ci sarà una crescita molto significativa che porterà il totale a 65,4 milioni di tonnellate: l’equivalente di 200 grattacieli come l’Empire State Buildings o di 11 piramidi di Giza.

Non è però una condanna inappellabile. “C’è una crescente domanda di gadget più green, più duraturi, e l’industria ha dimostrato che un miglioramento è possibile”, si legge nel rapporto di Greenpeace. “Quando le aziende mettono a frutto il loro know how e lo uniscono a uno spirito innovativo, può arrivare un cambiamento che riguarda l’efficienza e la capacità di riciclo delle sostanze pericolose contenute nell’e-waste”.

Ma tra questa potenzialità e la realtà c’è ancora molta distanza. I problemi vanno dalla grande quantità di energia proveniente da fonti ad alto impatto ambientale che viene usata soprattutto in Asia allo smaltimento – spesso illegale – di importanti quantità di rifiuti elettrici ed elettronici. La soluzione, propone l’associazione ambientalista, è ripensare l’intero ciclo di produzione di telefoni, computer, tv in modo da ridurre la crescita dei consumi e aumentare il recupero dei materiali utilizzati. [repubblica.it]